Di fronte ad una malattia psichiatrica, cronica, un handicap o un lutto, ben presto ci si rende conto, che gli effetti di tale “condizione” non coinvolgono solo la persona che ne è direttamente colpita, ma tutti i componenti della famiglia.
Per cui, alcune famiglie scoprono valori e risorse che rappresentano punti di forza che riescono ad unire tutti componenti della famiglia stessa , c’è condivisione e aiuto reciproco; per altre famiglie l’incontro con l’handicap o con la malattia cronica o con un lutto, rappresentano eventi drammatici, suscitando disperazione ed angoscia nei familiari stessi, che possono chiudere le porte a molte opportunità.
È un percorso difficile e lungo, quello dell’accettazione, che passa attraverso il riconoscimento dei bisogni specifici dell’individuo e della propria famiglia e la necessità di ricercare e apprendere le possibili soluzioni ai diversi problemi quotidiani che si devono affrontare. Per cui il “gruppo” diventa spazio di condivisione del sentire e del vissuto di ogni persona che vi partecipa, è lo strumento per apprendere dalle diverse esperienze, per imparare a conoscersi, ad ascoltare, a comunicare e a lavorare insieme. I gruppi di auto-mutuo-aiuto sono eterogenei per il tipo di esperienza, per l’età dei partecipanti siano essi figli, coniugi, fratelli, disabili e questo può essere utile, valorizzante e arricchente, sia per lo scambio di informazioni, che per la condivisione delle competenze acquisite sull’esperienza concreta. L’auto-mutuo-aiuto non offre risposte immediate, ma apre nuove prospettive attraverso la valorizzazione e l’attivazione delle risorse esistenti, in un clima di riservatezza, reciproca fiducia e rispetto, consentendo di ritrovare la serenità ed aprirsi di nuovo agli altri e alla vita. Un gruppo di auto mutuo aiuto è generalmente composto da una stretta cerchia di persone che hanno, direttamente o indirettamente, un problema comune coadiuvate da uno o più facilitatori di gruppo. Durante le riunioni i componenti del gruppo espongono, discutono, ma soprattutto condividono le proprie esperienze. Lo scopo del facilitatore è quello di agevolare lo scambio delle ricchezze soggettive e di valorizzarne gli aspetti utili del gruppo. Nel gruppo vigono alcune regole fondamentali:
- tutto ciò che verrà detto nel gruppo, nel gruppo rimarrà;
- chi non se la sente di parlare, non è obbligato a farlo, non subirà alcuna pressione in tal senso, né verrà giudicato negativamente per questo motivo. Semplicemente “regalerà” le sue confidenze in un altro momento. Tutti hanno i propri tempi e le proprie necessità;
- nessuno verrà criticato per quello che fa o non fa, presente o assente che sia.
Emergeranno bisogni, paure, problemi, ma anche tante proposte e soprattutto quel senso di appartenenza che non permetterà più di sentirsi soli. Per concludere questa breve dissertazione: “L’intento comune di tutti i gruppi di auto-mutuo-aiuto è quello di trasformare coloro che domandano aiuto in persone in grado di fornirlo” (Martini, Sequi, 1988 ), aumentando la padronanza e il controllo sui problemi, in una parola l’auto – efficacia dei partecipanti.