Più che mai resilienti

Questa piccola riflessione, nasce nel dopo lockdown, riposta nella “scatola” delle emozioni, delle sensazioni, dei pensieri e delle farneticazioni e poi riesumata in questi giorni con il proposito, chissà, di generare nuove speranze ed energie.

Prendo spunto dalla storia di Alex Zanardi. Dopo il suo primo incidente, che lo portò all’amputazione delle gambe, tutto poteva essere finito ma, Alex si è dimostrato uomo e campione di vita, anche se ora un nuovo incidente lo sta mettendo alla prova. Questa è una storia che ci insegna moltissimo, ma come la sua, vi sono tante altre storie, come la storia di C. che ha assistito per ben 25 anni sua figlia nata con la distrofia muscolare; ogni giorno era un giorno regalato. Oggi ha due gemelli di due anni; oppure la storia di E. che seppur distrutta, svilita e svuotata è riuscita a svincolarsi da una relazione malata, violenta e morbosa. Ora ha un nuovo compagno; ancora L. che dopo aver perso figlio, marito e affrontato un tumore, oggi continua ad essere impegnatissima nel lavoro e nel sociale e così tanti e tanti ancora. Ognuno di noi quotidianamente deve affrontare ostacoli, traumi, perdite di ogni tipo, talvolta ci sembra di non farcela, la sensazione di arrendersi è grande, ma poi come per incanto è come se intravvedessimo una lucina in fondo al tunnel e allora, con forza ritrovata, ci rialziamo e andiamo avanti verso la speranza, stupendoci talvolta, di questa grande capacità di autoriparazione e di adattamento. La psicologia ha mutuato il termine resilienza, dalla fisica nello specifico, dalla scienza dei materiali, per la quale la resilienza è la caratteristica legata all’elasticità dei corpi, capace di assorbire l’energia di un urto contraendosi, o di riassumere la forma originaria una volta sottoposto a una deformazione. Un esempio semplice e banale è quello di una bottiglia di plastica vuota che sottoponiamo a pressione, essa una volta rilasciata riassumerà la forma che aveva in precedenza, forse con qualche ammaccatura, ma potrà sicuramente continuare ad assolvere al suo compito. Naturalmente essere resilienti non significa  non  sentirsi in difficoltà, non vivere il dolore, la tristezza o altre emozioni negative comuni a tutti noi, non significa non aver paura ma, affrontare la paura e riconoscere la propria fallibilità, riuscire a far sì che i  punti di rottura divengano i  punti di forza,  attraverso i quali si possa riuscire  a rialzarsi e a ricostruirsi,  ad andare avanti, a sperare, trasformando un trauma in un’occasione di crescita e di nuove opportunità. Diversi studi hanno messo in evidenza come la resilienza emerga nella vita di tutti i giorni, come un processo che regola lo stress della vita quotidiana: la capacità di reagire alle situazioni più stressanti che la vita ci pone davanti con successo e caparbietà, si costruisce nel tempo, affrontando le frustrazioni e le piccole difficoltà quotidiane. In letteratura si parla di fattori di rischio e di protezione quindi di fattori che precludono o favoriscono la “extraordinary strength”, in entrambi i casi si parla di fattori individuali, familiari e sociali. Attraverso i vari riferimenti teorici, sintetizzando, possiamo dire in definitiva che ciò che determina la resilienza è la qualità delle risorse personali e dei legami familiari e sociali che si sono potuti creare prima e dopo l’evento traumatico.

In conclusione Resilienza vuol dire vedere con altre lenti  gli eventi e i cambiamenti, andando oltre  il processo di causa ed effetto, credendo fortemente in se stessi e continuando  ad essere fautore e protagonista della propria vita. Non sempre è facile, ma è fattibile.

Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti proprio nei punti spezzati“. Ernest Hemingway in Addio alle armi

Più che mai resilienti

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